IL CORTILE D'ONORE
Passato il ponte che scavalca il fossato e attraversata una torre di ingresso ottocentesca con eleganti beccatelli e coronamento di merli ghibellini, si accede al Cortile d'Onore del Castello.
Quest’ala, edificata a partire dal 1448 come estensione rinascimentale della rocca medievale, è costituita da una struttura a ferro di cavallo quale tipico esempio delle ville lombarde del Rinascimento. Il piano terra presenta un triportico con volte a botte che poggiano su possenti con colonne munite di capitelli scolpiti. Sotto il portico sono invece esposte numerose armi (lance da torneo, fucili, baionette) ed armature spagnole collezionate dal marchese Carlo Ermes Visconti di San Vito nella seconda metà del XIX secolo. Troviamo poi alcune panche lignee forse provenienti da un convento dedicato a Santa Maria di Loreto, eretto a poche centinaia di metri dal Castello per volere della famiglia Visconti nella seconda metà del XVII ed affidato all'Ordine degli Umiliati (soppresso nel 1571). Le panche, scolpite a mano e forse provenienti dal refettorio del convento, sono impreziosite da formelle dipinte con allegorie morali che rappresentano le virtù contrapposte ai vizi. A completare lo spazio del portico, alcune aree votive di epoca romana dedicate al dio Ercole che furono rinvenute nell’Ottocento durante gli scavi nel giardino dell’antica dimora. Infine è presente una testimonianza botanica di grande rilievo: si tratta del ceppo del Cipresso quasi millenario che sorgeva sull’odierna Piazza Scipione: emblema storico per numerose generazioni di sommesi, fu conservato persino da Napoleone, autore della costruzione del Sempione, e venne inserito tra i monumenti nazionali nel 1913 ma il 2 settembre 1944 venne abbattuto a causa di un violentissimo nubifragio.
IL CUCINONE
L'antica cucina del Castello presenta una scenografica serie di pentole e padelle di rame ben conservate che testimoniano l’evoluzione degli utensili da cucina nel corso dei secoli. Questo locale, chiamato "Cucinone", fu usato fino al 1948 per la preparazione di grandi ricevimenti dei padroni di casa. Munito sia di un grande camino con un antico spiedo per cuocere le carni a fuoco lento che di un piccolo forno usato per la cottura del pane e dei dolci ,presenta sotto la sua pavimentazione in granito una singolare ghiacciaia: si tratta di una cella frigorifera sapientemente costruita in pietra nel 1600, un’opera ingegnosa utilizzata per conservare i cibi.
IL SALONE D'ONORE
Dallo scalone monumentale, che conduce al piano nobile del Castello, ha inizio un importante ciclo di affreschi tardo manierista che decora tutto il primo piano. L’intero ciclo di affreschi fu realizzato a partire dai primissimi anni del Seicento per volere del conte Ermes Visconti che chiamò importanti botteghe lombarde, tra cui forse la bottega di Carlo Antonio Procaccini, a decorare il suo castello. Il ciclo pittorico presenta temi precisi per ogni stanza del piano nobile le cui scene sono improntante al gusto nordico in quanto riproducono fedelmente numerose incisioni fiamminghe. Sullo scalone si possono ammirare finte balaustre con pilastri e animali dipinti lungo il falso corrimano che rendono l’impressione di un ampio spazio aperto, mentre il soffitto è voltato a botte e mostra una splendida decorazione a grottesca. Le scene principali sono raffigurazioni mitologiche: al termine della prima rampa di scale troviamo le “Tre Grazie” che danzano nella foresta mentre al termine della seconda è raffigurato Orfeo che incanta numerosi animali esotici (leone, cammello, elefante) e fantastici (drago, unicorno). Da qui si accede al Salone d’Onore o di rappresentanza dove gli affreschi che decorano le pareti raffigurano le trionfanti divinità greco-romane poste sui loro carri astrali; gli dei infatti sono la personificazione dei pianeti del sistema solare e ad ognuno è assegnato il proprio segno zodiacale. La scena mirava a celebrare l’unione politica e matrimoniale tra la famiglia Visconti e la famiglia Taverna di cui si possono osservare gli stemmi affrescati; il conte Ermes aveva infatti sposato nel 1578 Margherita, sorella del potente prelato nonché futuro cardinale e governatore di Roma Ferdinando Taverna.
LA CAPPELLA
La splendida cappella gentilizia, situata accanto al Salone, è intitolata alla Madonna Assunta in cielo ed è abbellita da artistiche suppellettili liturgiche e da preziosi dipinti. Gli affreschi sono sempre attribuibili alle botteghe lombarde che lavorarono in Castello: le scene principali raffigurano sulla destra “L’Annuncio ai Pastori” mentre sulla sinistra “Il Riposo durante la fuga in Egitto”. L’Assunzione della Vergine tra un coro di angeli è invece affrescata sulla volta della cappella. A coronamento del piccolo spazio sacro troviamo un’imponente pala d’altare opera della bottega di Giovanni Battista Crespi detto il Cerano raffigurante il momento saliente dell’Annunciazione.
LA SALA DELLE VANITA'
Questa sala prende il nome dal motto “Hec Omnia Vanitas” inserito nel cartiglio posto ai piedi della figura allegorica femminile affrescata sul camino; il riferimento è al tema Cinque-Seicentesco della Vanitas cioè alla riflessione sulla vita terrena e spirituale dell’uomo. Il tema iconografico principale della sala è di fatti illustrato sulle pareti di destra e sinistra e rappresenta le Quattro Età dell’uomo: Adolescenza, Giovinezza, Età Virile e Senilità.
SALA PAPALE
Una galleria di quadri a soggetto religioso appesi alle pareti
affrescate con la singolare tematica de “I Quattro Caratteri dell'Uomo”
abbellisce la sala dedicata all’importante figura di Nicolò Sfrondati, nato
casualmente in Castello l'11 febbraio 1535. Figlio di Anna Visconti e di
Francesco Sfondrati conte di Cremona, Niccolò fu avviato fin da bambino alla
carriera ecclesiastica e strinse amicizia con San Carlo Borromeo e San Filippo
Neri, per lui due esempi spirituali imprescindibili. Divenuto arcivescovo di
Cremona e poi nominato cardinale, nel 1590 venne eletto al soglio pontificio
con il nome di Papa Gregorio XIV ma già gravemente malato morì l’anno seguente.
La stanza dunque commemora uno degli esponenti più importanti della famiglia
Visconti di Somma che proprio tra la fine del Cinquecento e i primi vent’anni
del Seicento toccherà le sue vette più alte arrivando alla concessione del
titolo marchionale da parte della Corona di Spagna. I rapporti con la Chiesa
sono ricordati anche dalla presenza in questa sala di una guglia del Duomo di
Milano donata dalla Veneranda Fabbrica del Duomo per commemorare la sua
fondazione avvenuta per volere del duca Gian Galeazzo Visconti nel 1387.
SALA DEL TEMPO
Singolari affreschi che rappresentano la suddivisione del tempo secondo lo schema dell'antica Roma (Aurora, Meridies, Vespera, Nox), fanno da sfondo ad una preziosa tela di un maestro leonardesco raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino che richiama la Vergine delle Rocce. In tempi recenti questa stanza che funge da camera da letto, era stata scelta dagli ultimi di casa come loro camera per il periodo estivo. Il letto, intagliato nel legno, possiede uno schienale sormontato da due pavoni, simbolo di immortalità, che sorreggono lo stemma di casa Visconti.
I PIATTI DI BARBA
Tra pareti affrescate raffiguranti il tema delle quattro stagioni,
su ordinati scaffali, è esposta una singolare collezione di oltre 400 bacili o
“piatti da barba”. La collezione, una delle poche in Europa, nacque nella
seconda metà dell’Ottocento quando al marchese Carlo Ermes Visconti fu regalato
uno di questi piatti un tempo usati nelle botteghe dei barbieri. Appassionatosi
a queste rarità, il marche diede avvio alla raccolta di famiglia proseguita di
generazione in generazione. Essa raccoglie splendidi bacili faentini, maioliche
settecentesche di straordinaria varietà e qualità, porcellane spagnole,
francesi e tedesche, ma soprattutto porcellane orientali, cinesi e giapponesi, come
si evince dalla serie acquistata dalla collezione della Compagnia delle Indie.
LA CAMERA REALE
Una camera sontuosa, arredata con un importante letto ligneo a baldacchino databile al Seicento lombardo e pregiate tele raffiguranti antenati del nobil Casato creano un ambiente di grande fascino. Si tratta della più imponente fra le camere da letto della dimora, con pareti decorate con la tecnica pittorica del trompe l’oeil che finge la presenza di decorazioni a tarsie lignee e della tappezzeria. La sontuosa stanza, situata nel torrione del Castello che si affaccia sul Sempione, prende il nome di “Camera Reale” poiché vi pernottarono i Re d'Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I di Savoia, ospitati dai marchesi quando i sovrani scendevano da Torino ai boschi di Malpensa per dedicarsi alla caccia o alle esercitazioni militari.
SALA CONTE GABRIO CASATI
Un angolo di Risorgimento italiano è custodito in queste due sale situate al pian terreno e dedicate alla figura del Conte Gabrio Casati trisavolo dell’ultimo marchese di Casa Visconti di San Vito e qui raffigurato in uno splendido ritratto dipinto da Eliseo Sala sopra il camino. La stanza principale riproduce lo studio del conte che fu figura di spicco del nostro Risorgimento in quanto, podestà di Milano, appoggiò l’insurrezione delle Cinque Giornate di Milano. Divenuto membro e poi Presidente del Senato nel neonato Regno d’Italia, il conte Casati ricoprì il ruolo di Ministro dell’Istruzione creando nel 1859 la cosiddetta “Legge Casati” la prima legge sulla scuola dell’obbligo.
LA COLLEZIONE ARCHEOLOGICA DELLA CIVILTA' DI GOLASECCA
Una collezione importante, situata in uno dei saloni al pianterreno e ricomposta dalla Fondazione Visconti di San Vito, è quella della preistorica civiltà di Golasecca. Gli scavi archeologici, iniziati nel XIX secolo tra Somma Lombardo e Golasecca sulle rive del fiume Ticino, furono in parte finanziati dal marchese Carlo Ermes Visconti di San Vito grande appassionato di storia. Gli scavi, realizzati dall'Abate Giovan Battista Giani esperto archeologo, portarono alla luce un’intera necropoli appartenente ad una civiltà ancora sconosciuta. Veniva così scoperta l’antica civiltà di Golasecca risalente al 9000 a.C. e di origine celtica. Nelle teche presenti nella sala si possono ammirare il vasellame e le urne cinerarie di questo popolo che venivano decorate con la classica incisione a “dente di lupo”, nonché numerosi corredi funebri composti da monili e fibule in bronzo.
IL CORTILE DEGLI ARMIGERI
Il Castello di Somma Lombardo rappresenta un dei casi più importanti dell'architettura fortificata lombarda.
Pur modificato a più riprese nel corso dei secoli, ha mantenuto la sua caratteristica castellana.
Il Cortile degli Armigeri, con porticato ad archi acuti, rappresenta il nucleo più antico del Castello, attorno al quale si è sviluppato l'attuale complesso.
Il Cortile degli Armigeri è assegnabile al XIV secolo con il suo portico e le sue colonne ottogonali di sarizzo e capitelli scudati recanti l'Emblema del Biscione.
Si apre a tipici spazi medievali visibili nelle capienti sale oggi adibite ad eventi culturali, congressi, matrimoni, conterti e mostre.